A cento anni dalla prima rappresentazione (dicembre 1906) torna questa sera alla Scala "Salome", il dramma che Richard Strauss trasse dalla tragedia di Oscar Wilde utilizzando come libretto praticamente il testo teatrale. Sarà in questo senso una rappresentazione «storica», e lo sarà anche perché la Scala ricostruisce le scene e i costumi dello spettacolo ideato da Luc Bondy nel 1992 per il festival di Salisburgo, rappresentato in tutto il mondo, ma poi distrutto.
La ricostruzione però è l’occasione per fare di questa Salome - dove si ritrovano a lavorare Bondy e il giovane direttore d’orchestra Daniel Harding che insieme hanno già curato l’inaugurazione con l’Idomeneo mozartiano della scorsa stagione scaligera - qualcosa di nuovo. E questo si capisce già dal suggerimento che Bondy ha voluto dare al soprano tedesco Nadja Michael, che in scena interpreterà la giovane Salome, attratta da Jochanaan (Giovanni) proprio perché non può averlo. «Pensa a Paris Hilton» ha detto il regista alla cantante, che prima di intraprendere la carriera lirica ha avuto un passato come promessa del nuoto nella Repubblica Democratica Tedesca, ancora visibile nel corpo slanciato e nelle spalle larghe.
«Salome è una donna quasi bella - ha spiegato Harding - che vuole questo, e poi questo, e poi questo e non pensa alle conseguenze. Non credo che sia perfida». Erodiade è soprattutto un personaggio ambiguo. «Jochanaan la chiama “figlia di Sodoma” - ha sottolineato Bondy - ma lei si considera la purezza assoluta e quando incontra un uomo che rappresenta la santità il suo essere selvaggio è attirato naturalmente dal lato spirituale. E vuole dimostrare che può vincere ciò che lui rappresenta, la castità». Ed ecco l’erotismo (più che l’amore): uno dei tratti fondamentali del dramma, che non si trova solo nella famosa scena della danza dei sette veli dove Salome estorce al patrigno Erode la promessa di uccidere Giovanni. Certamente è appassionata, ma la sua passione è soprattutto dovuta al fatto «che non lo può avere», come una sorta di bambina capricciosa che «vuole assistere al sacrificio più grande - ha osservato il regista - punendo anche il padre e la madre».
Sullo sfondo c’è un mondo che cambia: con i contrasti e le dispute religiose da parte dei giudei (che secondo Bondy in qualche modo ricordano la situazione fra sunniti e sciiti in Iraq) e l’arrivo dei nazareni immaginati come figli dei fiori: il passaggio dall’Antico al Nuovo Testamento e allo stesso tempo dal vecchio mondo a quello nuovo delle guerre mondiali. Anche la musica vive questo contrasto: con parti romantiche e altre molto più moderne. «Si pensa sempre che Wozzeck di Berg sia la prima opera moderna - ha detto Harding - ma in realtà Salome è precedente e ha molti aspetti simili».
Fonte: la Stampa
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